Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/430

^3<)2 LIBRO XII. La menzione or fatta di questo celebre miniatore ci richiama alla memoria un altro che in quest’arte non ebbe pari nel corso di questo secolo , cioè il famoso Giulio Clovio , di cui pure ha scritta la Vita il Vasari (t.7, p. 102). Ei non fu, a dir vero, di patria italiano, ma nacque nella Schiavonia. Venuto però in età di diciotlo anni in Italia, vi soggiornò quasi sempre, finchè visse, e fu dapprima presso il Cardinal Marino Grimani; indi passò in Ungheria alla corte del re Lodovico, e dopo la morte di esso, tornato in Italia, servì il Cardinal Campeggi, amato e stimato al sommo da tutti quelli, al cui servigio egli stette pel raro suo talento nella miniatura. Nel sacco di Roma del 1527, trovossi a tali strettezze e a tali pericoli, che fece voto , se ne campava , di rendersi religioso. E fedelmente lo attenne, entrando ne’ Canonici regolari di S. Salvadore in Mantova. Ma alcuni anni appresso, mentre egli stava nella canonica di Candiana sul Padovano , ove ancor si conservano i libri corali da lui vagamente miniati, il Cardinal Grimani, per valersene con maggior suo agio, ottenne dal papa, ch’ei potesse deporre l’abito religioso, e viver seco in Perugia, ove era Legato. Passò indi al servigio del Cardinal Alessandro Farnese nipote di Paolo III, dal quale non si dipartì fino alla morte. Molti lavori di sommo pregio fece per lui d). Giulio, e fra gli altri ornò di gentilissime miniature un officio della B. Vergine, che lungamente descrivesi dal Vasari, e in esso son da ammirarsi singolarmente alcune figure nulla più grandi di una picciola