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^ terzo 2389 Ciò rende tanto più ammirabile il talento rarissimo del Correggio, che quasi senza maestri giunse ad aver pochissimi che il pareggiassero nella pittura, niuno forse che il superasse. La vivacità, la delicatezza, la grazia, e singolarmente T inarrivabile morbidezza delle carni, sono i pregi che lo distinguon fra tutti, e per cui alcuni non temono di antiporlo al medesimo Rafaello. La cupola del duomo di Parma, in cui è dipinta l’Assunzion della Vergine, quella di S. Giovanni che rappresenta l’Ascensione di G. C. e più pitture che tuttor ne rimangono in (quella città, la Maddalena , la Natività del Redentore, ossia la celebre Notte, il S. Giorgio, la Zingara, il Cristo nell’Orto, e altri di mano di questo famoso pittore, sono tuttora i più pregevoli ornamenti delle chiese e delle gallerie, nelle quali conservansi. Narrasi che il Cristo nell1 Orlo fosse da lui dato a uno speziale per iscontare un debito di 4 scudi che con lui aveaj ch’esso fosse poco dopo venduto per 500 scudi, e poscia fino per 7500 doppie. Ma forse la prima parte di questa storia è inventata a capriccio, come favolosa credo io parimente la narrazione che il Vasari ci fa della morte del Correggio, cioè, che essendogli stato fatto in Parma un pagamento di 60 se tuli di quattrini, esso volendoli portare a Correggio per alcune occorrenze sue, carico di quelli si mise in cammino a piedi, e per lo caldo grande che era allora , scalmanato dal Sole, bevendo acqua per rinfrescarsi, si pose nel letto con una gravissima febbre, nè di quivi prima levò il capo, che finì la vita noli età sua di anni