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terzo a385 in essa a maestro Giovanni Bellino e poi Giorgione da Castelfranco, e nelle lettere umane Giambattista Egnazio. In queste riuscì egli felicemente per modo, che mentre era in età di circa ventitré anni, fu celebrato dal conte Jacopo di Porzia, come uno dei più felici poeti che allor vivessero. Ma egli lasciò presto la poesia per tutto volgersi alla pittura , a cui e la sua inclinazione e la speranza di segnalati vantaggi più fortemente traevalo. In fatti non v’ebbe forse pittore che più di lui fosse onorato. Venezia ne fu l’ordinario soggiorno, perchè egli il volle} ma le istanze 0 gl1 inviti perchè si recasse altrove, eran continui e pressantissimi. Leone X fra gli altri bramò d1 averlo in Roma} ma egli costantemente se ne schermì , e solo fu a Roma per qualche tempo nel pontificato di Paolo III. Ben ebbelo per qualche tempo il duca di Ferrara, a cui lasciò diverse opere illustri del suo pennello, e da cui fu distintamente onorato. Sopra tutti però fu egli carissimo all1 imperator Carlo V, che più volte volle essere da lui ritratto 5 e per lui Tiziano due volte dovette viaggiare a Bologna, una nel Piemonte e due volte fino ad Augusta, e ne fu anche splendidamente ricompensato, non solo con diplomi onorevoli e con contrassegni non ordinarj di distinzione e di stima, ma anche con magnifici donativi , e coll1 annua pensione di 200 ducati, i quali poi furono accresciuti fino a 400 dal re Filippo II, che molto pure si valse dell’opera del Tiziano. Egli però in alcune sue lettere, citate dal sig. Liruti, si duole che questi suoi assegnamenti poco