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TERZO a36I Ma donde ciò? Come mai è avvenuto che nello scrivere, il nostro secolo abbia o uguagliati, o superati i più eleganti scrittori del secolo xvi, e che nei lavori di mano (se se ne tragga il • bulino) esso sia ben lungi dal pareggiare i celebri artisti che allor fiorirono? Io credo che non sarebbe difficile l’additarne la vera ragione, e il mostrare che benchè sembri che all’arti non manchino splendidi mecenati, esse però non sono ora in quelle sì favorevoli circostanze che sarebbono necessarie a farle risorgere all’antica loro grandezza. Ma le ricerche nelle quali ci converrebbe perciò entrare, non sarebbero senza pericolo; e io amo meglio perciò il lasciare che altri intraprenda a farle; e passerò in vece a dar qualche idea del fiorentissimo stato in cui furono le arti in quel secolo a lor sì felice. Qui però più che altrove mi conviene usare di brevità; sì perchè di questo argomento io mi son prefisso di trattare sol di passaggio, sì perchè il volerne parlare a lungo, mi obbligherebbe a un lavoro di lunghezza non inferiore a quello in cui ho esposta la storia delle scienze e delle lettere. Per altra parte la storia delle belle arti è stata già tanto illustrata colle opere del Vasari (a) , del Baldinucci e di tanti altri (a) La menzione delle Vite del Vasari mi dà occasione di riferire un aneddoto di fresco additatomi dal ch. sig. Giuseppe Gennari, il quale, se non se ne mostri la falsità (il che io lascio ad altri il pensiero di esaminare) , verrebbe a sminuir di molto la lode a quelf autore data finora. Il P. Serafino Razzi nelle sue \ ite «le* Santi e Beati dell’Ordine dei Predicatori ha queste parole (p. 25): Ma chi pur volesse , può