Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/398

salutare spavento, benchè poscia egli medesimo conoscesse die era troppo verboso e troppo ridondante di epiteti e di sinonimi (Il Prudi. cat. partic. 22). Che se all’eloquenza del Panigarola aggiungasi la voce dolce e sonora, il fianco robusto, e tutti gli altri esteriori pregi del portamento, che la accompagnavano, non si avrà a fare le maraviglie eh ei riscotesse sì grandi applausi, e che venisse rimirato e lodato come il più eloquente predicatore che mai si fosse udito da’ pergami.

Capo VII.

Arti liberali.

I. Se il secolo xvi si può dire a ragione il secolo delle lettere, si può ancora dire ugualmente il secolo delle belle arti. Le une e le altre ebbero in Italia splendidi mecenati, e le une e le altre perciò giunsero in Italia alla maggior perfezione a cui potessero allora aspirare. Anzi le seconde più ancora che le prime fecero sì felici e sì maravigliosi progressi, che nè hanno ancora potuto, nè potranno forse giammai avanzarsi più oltre. Il nostro secolo ha avuti ed ha anche al presente storici, oratori, poeti che in forza, in ornamento, in eleganza di stile non cedono a’ Guicciardini, a’ Maffei, a’ FIaminii, a" I3embi, a1 Fra cast ori, a’ Sannazzari, ai Lolli, agli Speroni, a’ Vettori, e forse ancora van loro innanzi. Ha esso avuto, o ha per avventura al presente un Tiziano, un Rafaello, 1111 Coireggio, un Buonarruoti, un Palladio, un Vignola?