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TERZO 23f>9 più cose o inutili, o scritte secondo il gusto di quell1 età, potrebbe ancor leggersi non senza frutto , e che ci mostra ancora che il Panigarola avea fatto lungo ed attento studio non solo sulle opere de’ SS. PP. e degli scrittori ecclesiastici, ma anche su quelle degli autori profani; perciocchè assai spesso reca gli esempi del Petrarca, del Boccaccio, dell’Ariosto e ancora del Tasso. Aggiungansi a ciò moltissimi altri opuscoli ascetici, storici, morali e di ogni genere d’argomento, altri stampati, altri e in assai maggior numero inediti, che si conservano nella libreria di S. Angelo in Milano , e de’ quali ci ha dato un minuto catalogo l’Argelati (Bibl. Script, mediol. t. 2, pars 1, p. 1029, ec.). Il grande applauso che colle sue prediche ottenne il Panigarola, non fu senza ragione. Egli è certamente il più eloquente predicatore che sia vissuto in quel secolo. Nè io dirò già ch’egli abbia nelle sue prediche quell’ordinato progresso di raziocinio che quanto più si avanza, tanto più stringe, n’è quella difficilissima arte di scoprire agli uditori gl1 interni lor sentimenti, e quindi di muoverne destramente, ove più piace, gli affetti. Ma in ciò che appartiene alla vivacità dell’immaginazione, alla forza e all’energia de’ sentimenti e delle parole, e a una grave e ubertosa facondia, ei può essere ancor rimirato, se non come modello d’imitazione, almen come fonte a cui si possa non inutilmente attingere ancor da’ moderni. È celebre singolarmente l’esordio della predica da lui fatta in Bologna in occasione del timor della peste: esordio efficacissimo a destar negli animi degli uditori un