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terzo a35i Capo della sua nazione, che è offizio turbolentissimo , e amicatosi con huomini fattiosi della Città medesima di Pavia, più forma haveva ormai di soldato che di scolare. Nè però mancava di sentire in alcun giorno li suoi maestri... de’ (quali se bene poco studiava le lezioni, le asseguiva nondimeno con la felicità dell’ingegno , e le scriveva; e quando andava talhora a Milano, così buon conto ne rendeva al padre, che levava il credito alle parole di quelli, che per isviato l’haveano dipinto. Si trovò egli con occasione di queste brighe molte volte a Pavia in grandissimi pericoli della vita, e fra gli altri trovandosi presso S. Francesco in una grossa zuffa fra’ Piacentini e Milanesi, ove fu morto un fratello del Cardinale della Chiesa, da molte archibugiate si salvò collo schermo solo d una colonna, ove pur anche ne restano impressi i segni. Ciò non ostante, anche fra tanto dissipamento pareva farsi più vivo in lui il desiderio che già da gran tempo nutriva di rendersi religioso, e l’avrebbe fin d’allora eseguito, se il timore d’affligger troppo suo padre non l’avesse consigliato a differire, finchè ei fosse morto. Ma frattanto avendo egli in una rissa ferito un gentiluomo pavese, il padre, per ordine del Senato, costretto a toglierlo (da quella università, mandollo a Bologna, acciocchè in casa del celebre Giannangelo Papio continuasse il suo studio. Il Panigarola, feroce guerriero in Pavia , divenne in Bologna gentile e vezzoso giovane, e più assai che nelle leggi, occupossi nelle danze, nel giuoco e nel corteggiare. In questo tempo, giuntagli la nuova