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TERZO 2325 cui nel i53a dedicò il suo Comento sul Canzonier del Petrarca, in cui alcuni l’accusano, senza ragione, come plagiario del Gesualdo (V. Zeno, Note al Fontan. t. 2, p. 23). Ad Argentina Pallavicina, moglie del conte Guido, dedicò ancora nel 1542 la sua versione italiana di Dioscoride, e nella dedica del suo Duello a Jacopo Appiano d’Aragona, dice di aver cominciata quell’opera in casa del conte Guido; e Tommaso Lancellotto nella sua Cronaca ms. di Modena, sotto il 1 di luglio del 1539(), nomina Fausto che allora era in Modena, e lo dice servitore del conte Guido. Ei fu ancora presso il conte Claudio Rangone, perciocchè Ortensio Landi lo dice maestro del conte Fulvio di lui figliuolo (Cataloghi, p. 5(>2). Tra le Lettere di diversi a Pietro Aretino, cinque ne abbiamo del Fausto, una delle quali cel mostra in Bologna nel dicembre dell’anno 1532 (t. 1, p. 207) , un’altra in Adriano sul Ferrarese nell’aprile dell’anno 1533: Giunto che fui a Ferrara , scrive egli (ivi), da parte di quei giovani Signori sono stato ricercato, s io voglio gradare V Accademia, che vogliono dirizzare adesso de la lingua volgare, et ogni giorno leggere una lezione del Petrarca et una de le regole volgari. Secondo l’offerta , che mi faranno , io risponderò. Adesso sono in luoco solitario lontano da Ferrara 35 miglia, et attendo la risoluzione di questi Accademici nuovi. Ma il progetto non si condusse ad esecuzione, perciocchè le altre tre lettere cel mostrano in Rimini nel 1534 (ivi* p• 202), nel qual anno fu più volte gravemente infermo. Nella prima