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2Ò22 LI IlRO giovane, gli disse ch’ei, dopo morte, bramava di esser da lui lodato con orazion funebre, che perciò si accingesse tosto a comporla , e quando f avesse finita , venisse a leggergliela , e ogni anno gliene rinnovasse la lettura. Ubbidì il Navagero; e il buon vecchio all’udire le sue illustri imprese vivamente da lui descritte, ne provava una dolce e ben perdonabile compiacenza , e a certi tratti piangea per tenerezza. Questa orazione, che per oltre a due secoli si è giaciuta inedita, è stata di fresco pubblicata per opera del ch. sig. D. Jacopo Morelli (Codd, mss. Bibl. Nan. p. i ()J), ed ella ne era veramente degnissima, perciocchè è scritta con una robusta e vigorosa e insieme colta eloquenza, e ci scuopre abbastanza lo studio fatto dal Navagero sugli antichi scrittori , e il talento che dalla natura avea sortito per imitarli. Pregevoli son parimente le orazioni latine di Girolamo Negri di patria veneziano, che dopo essere stato più anni al servigio de’ cardinali Marco e Francesco Cornaro e Gasparo Contarini, morì in Padova, dove era canonico, nel 1557 , in età di sessantacinque anni. Il ch. sig. abate Vincenzo Alessandro Costanzi ha pubblicate di nuovo in Roma nel 1767 le orazioni e le lettere latine di questo elegante scrittore , in cui il Sadoleto ammirava e lodava la Tulliana gravità (Epist. famil. t. 1 , p. 312), e vi ha premesso un diligente ed esatto racconto della vita del Negri , a cui io rimetto chi voglia averne più distinta contezza. Anche di Giulio Gabrielli da Gubbio abbiamo un volume di orazioni e di lettere latine ,