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I998 LIBRO averli del tutto passati sotto silenzio, facciamoci a dire più stesamente di due altri che qui si soggiungono dall’Arsilli, e che per la facilità d’improvvisare in poesia latina furono al tempo di Leon X rinomatissimi in Roma, benchè con molta diversità tra l’uno e l'altro, cioè di Andrea Marone e di Camtnillo Querno. IX. Il Cardinal Querini annovera tra’ poeti bresciani il Marone (Specim. Brix. liter. pars 1, p. 309), tra que’ del Friuli lo annovera il signor Liruti (Notizie de’ Letter. del Friuli, t. 2, p. 98), i quali amendue, e singolarmente il secondo, ce ne han date copiose notizie. I lor sentimenti si possono di leggeri conciliare insieme, dicendo, come afferma dopo altri il sig. Liruti, ch’egli era nato in Pordenone nel Friuli, ma oriundo da Brescia, ove ancor sembra che qualche tempo egli stesse ne primi suoi anni, e che vi apprendesse quel dialetto in cui scrisse due sonetti che si conservano in un codice di Apostolo Zeno. Ei fu dapprima maestro di scuola in Venzone terra del Friuli: indi passò alla corte di Alfonso I duca di Ferrara, e fu assai caro al Cardinal Ippolito d’Este. Alcuni endecasillabi a lui scritti dal Calcagnini (Carm. p. 172) ci mostrano che il Marone fosse mal soddisfatto del cardinale, perchè in un viaggio d’Ungheria nol volle condurre seco. Da alcuni monumenti però pubblicati dal Liruti raccogliesi che in quel regno ili parola in parola, che avea già scritta Francesco Filelfo, e che ras. conservasi nel convento dell' Incoronata in Milano (V. Cicercii Dpi si. t. 1, p. 24°)•