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TERZO l3l7 III. Insieme colle orazioni dello Speroni possiam rammentare quelle di Alberto Lollio, che dee annoverarsi a ragione tra’ migliori e i più eloquenti oratori che avesse in questo secolo la lingua italiana. Di lui ha parlato a lungo il chiarissimo dottor Giannandrea Barotti (Mem. de’! Letter. ferrarr, t. 1, p. 2t)5), il quale con più argomenti dimostra che benchè egli per caso nascesse in Firenze, e ivi ancora fosse per qualche tempo allevato, fu nondimeno gentiluom ferrarese; e venuto a Ferrara in età ancor fanciullesca, ivi poi visse costantemente, spesso però ritirandosi, per coltivare più tranquillamente i suoi studj, ora ad alcune sue ville nel Ferrarese, ora alla terra di San Felice nel Modenese, ove pure avea suoi beni. Ebbe tra’ suoi maestri Marcantonio Antimaco e Domenico Cillenio anconitano; e benchè egli non trascurasse i più gravi studj della filosofia e della matematica, e coltivasse ancora con diligenza la lingua greca, l’eloquenza italiana però fu quella di cui compiacquesi singolarmente. Fu perciò destinato più volte a ragionare in pubblico; e queste sue orazioni, insieme con altre da lui per suo privato esercizio composte, furon da lui medesimo in numero di XII pubblicate in Firenze, aggiuntavi una sua lunga lettera in lode della X illa, e un’altra poscia ancora ne diè in luce in biasimo dell’Ozio. (Gli elogi di esse fatti da più uomini illustri, alla mentovata edizione premessi, e singolarmente una lettera di Giambattista Giraldi, ci fan vedere con qual plauso fossero allor ricevute. Ed esse, a dir vero, ne sono degne, perciocchè sono