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u3lO LIBRO Soli alcuni aggiunti o epiteti mi ci pajono alle volte oziosi.... E delle parole non altro. La composizion dì esse per bella, artificiosa, e ben figurata che sia, mi pare alle volte confusa. E questo credo, che proceda dalla lunghezza de’ periodi, perchè alle volte mi pajono di molti più membri, che non bisogna alla chiarezza del dire; il che sapete. che fa confusione, e si lascia indietro gli auditori, ec. XXXV II. Le regole e i precetti gramaticali giovavano a scrivere correttamente. Ma ciò non bastava. Come in tutte le altre lingue si eran pubblicati lessici o vocabolarj che, unendo insieme le più eleganti maniere di favellare, agevolassero agli studiosi la via d1 imitare scrivendo i migliori scrittori, così conveniva che somiglianti libri avesse ancor la nostra lingua italiana. Il primo a darne un tenue saggio fu Lucillo Minerbi, il quale alla edizion del Decamerone fatta in Venezia nel 1535 aggiunse un Vocabolario delle voci usate dal Boccaccio. Ma ei non raccolse le voci che di questo scrittore. Più ampio fu il disegno di Fabricio Luna napoletano, che l’anno 1536 pubblicò in Napoli il Vocabolario di cinque mila Vocaboli Toschi del Furioso, Petrarca, Boccaccio e Dante, opera che, come suole avvenire alle prime in Ogni genere, parve assai imperfetta e nell’ordine e nella scelta. Del Luna, ch’è anche autore di un libro di Poesie latine, si posson vedere più copiose notizie presso Apostolo Zeno (Note al Fontan. t. 1, p. 62). Miglior successo ebbero le fatiche di Alberto Accarigio, il quale in Cento sua patria pubblicò nel i5.{3 il Vocabolario