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TERZO * bramato però, che nelle dette Notizie dell’Accademia, ove si ri ferisco n gli elogi che molti scrittori han fatto del Salviati, si fosse usata maggiore sincerità nel riportare il giudizio cbe deli’ opere di esso diede scrivendo a lui medesimo Annibal Caro (Lettere, t 2, lett. 265); e che dopo avere prodotto ciò ch’egli ne dice in lode, non si fosse taciuto ciò ch’egli in esse riprende modestamente. Questo giudizio è sì ragionevole e saggio, che piacerà, io spero, a chi legge, eli’ io qui ne rechi almen qualche parte: Perchè non so quello, dice egli, che Don Silvano vi si abbia riferito, vi dirò parimente che le vostre cose mi piacciono; e non tanto c/i io le riprenda, le giudico degne di molta lode, e le celebro con ognuno, come ho fatto con lui. E quello, di io gli dissi, che non ci vorrei, mi ci piace sommamente, perchè mi dà indizio di molta virtù, e speranza di gran perfezione, perchè, secondo me, il dir vostro, se pur pecca, pecca in bontà.... La fecondità dell’ingegno vi fa soprabbondare e nelle cose, e nelle parole; e nel metterle insieme vagar più che a me non par che bisogni.... Io lodo nel vostro dire la dottrina, la grandezza , la copia, la varietà, la lingua, gli ornamenti, ed il numero, ed invero quasi ogni cosa, se non il troppo in ciascuna di queste cose, perchè alle volte mi par, che vi sforziate, e che trapassiate con l’artificio il naturale di molto più che non bisogna per dire efficacemente e probabilmente.... Quanto (alle parole, a me pajono tutte scelte e belle; le locuzioni proprie della lingua, e le ìne.tafore e le figure ben fatte.