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TERZO a3oi onore: L’anno cinquantesimo sopra i mille della nostra salute, dice egli parlando del Dolce (Battaglie , p- 37, ed. ven. 1582), trovandomi io in. Venegia, dove io feci stampare diverse opere mie, egli mandò fuori una sua Gramatica, nella quale fralle altre cose diceva, che di que’ verbi Latini, i quali terminano il preterito perfetto in xi, in questa lingua la terminazione è in ssi, come rego , rexi, et lego. lexi; et di molte altre goffarie erano in quel libro. Di che (per quanto mi fu riferito) M. Claudio Tolomei un giorno fra’ suoi Accademici ne fece le risa. Vero è, che perciò il Dolce ammonito da’ suoi amici, raccolse, come il meglio potè, quelle prime stampe , et si andò ritrattando. XXXIII. Frattanto alcune contese insorte intorno alla lingua italiana diedero occasione a diverse opere. dalle quali ella fu sempre più illustrata. Parve ad alcuni di’ essa non fosse abbastanza fornita di lettere a spiegare il diverso lor suono, e perciò fin dal principio del secolo erasi in Siena pensato ad aggiugnerne alcune nuove. Ma mentre ivi s’indugia a porre in esecuzione questo disegno, il Trissino, in cui erasi risvegliata la medesima idea, fu il primo a condurla ad effetto; e nel 1524 pubblicò in Roma l’Epistola delle lettere nuovamente aggiunte ne la lingua italiana. Tra esse voleva egli introdurre l’ε e l’ω greco, la c, I’ / e fu consonanti, e alcune lettere composte, come ch, gh, th, phj e con queste lettere fece egli stampare l’anno medesimo la sua Sofonisba con altri opuscoli. Contro questa invenzione del Trissino si sollevaron parecchi,