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3294 * LIBRO maggior coraggio, e or cominci a minacciare la sua madre medesima di quell’esilio a cui fu ella già in pericolo di essere condennata. Di questi illustratori e difensori della lingua italiana dobbiam qui ragionare, e noi il faremo con quella brevità che è necessaria a non allungarci soverchiamente, e a non annoiare chi legge con inutili e, direi quasi, superstiziose ricerche. XXXI. Il primo a tentare questa non facile impresa fu il Bembo, a cui non è agevole il di flit lire se più debba la lingua latina o P italiana. Ma ei non fu il primo a comunicare al pubblico i frutti delle sue ricerche. Gianfrancesco Fortunio schiavone di nascita, ma vissuto per lo più in Italia , e di professione giureconsulto, prima di tutti diè alla luce in Ancona nel 1516 le Regole gramaticali della volgar lingua , le quali piacquero allora per modo, che fino a 15 edizioni fattene fino al 1552 ne annovera Apostolo Zeno (ivi, t. 1, p. 7). Egli ebbe una fine infelice; perciocchè essendo podestà in Ancona , ove con molta lode esercitava il suo ministero, fu veduto un giorno dalle finestre del pretorio precipitato al basso e morto: e benchè gli Anconitani affermassero che in un impeto di mania si era egli stesso gittato dalle finestre, si dubitò nondimeno se altri per avventura non ve l’avesse sospinto (Valer. de Infelic. Liter. l. 1, p. 43). Dopo il Fortunio entrò nello stesso argomento Niccolò Liburnio veneziano, che dopo essere stabilito per sette anni maestro di Luigi Pisani poi cardinale, fu piovano di S. Fosca in Venezia e canonico della