Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/325

TERZO 3287 da quella duchessa Renata fu inviato a Lucca, ove ella gli ottenne una cattedra. Appena però avea ivi passato un anno, che quella Repubblica fu dal papa richiesta a darglielo nelle mani, al che benchè ella non consentisse, fu nondimeno persuaso al Curione di andarsene. Il Sigonio rimproverò poscia al Robortello di essere stato l’autore di questa tempesta contro il Cu1 ione eccitata: Age vero, non ne Lucac cum Coelio Curione insigni doctrina viro simultates exercuisti adeo acerbas, ut etiam illum delatione nominis non Luca solum, sed Italia quoque ipsa, depuleris (Disput. Patav. l. 2)? Chiunque fosse l’accusator del Curione, questi, passato negli Svizzeri, fu prima maestro in Losanna, quindi quattro anni dopo fu destinato professore di belle lettere in Basilea, ove poscia dimorò finchè visse, benchè invitato colla promessa di magnifiche ricompense da altri principi. Ardì una volta di ritornare in Italia, per prender seco la moglie e i figli ivi lasciati, e corse gran rischio di esser fermato; perciocchè già il bargello e gli sgherri ne avean cinto l’alloggio in un luogo presso Lucca; ma egli preso dalla mensa, a cui sedeva, un coltello, e con esso mostratosi a’ fanti, o essi ne rimanessero atterriti, o nol conoscessero, potè loro fuggir dalle mani. Morì a’ 24 di novembre del(1569, dopo aver pubblicate non poche opere, alcune sulle materie teologiche, secondo le opinioni de’ Protestanti, altre morali, altre satiriche, altre storiche, altre di diversi altri argomenti. Ma molto singolarmente egli affaticossi nell’illustrare la lingua latina, alla qual