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227° LIBRO qitos edulit, et Elegiarum libri alicubi aliquam praeferunt Pprie re ni At (quae ex Apollonio Latina feci t, ut Argonautica V. Flacci perficeret. magis ab aliquibus commendantur; alliorum hoc, non inclini sit judicium (De Poet. suor, temp. dial. 1). Dei versi del Pio parlò con lode anche il Bembo, dalla cui lettera però, ad esso scritta da Urbino nel 1506, si raccoglie che quegli erasi a lui raccomandato , perchè lo onorasse con qualche lode nelle sue opere (Bemb. Famil. l. 4 j ep. 19). XXIV. Tra gl’illustratori della lingua latina dee a ragione annoverarsi il celebre cardinale Adriano, benchè egli in tutt* altro si occupasse che in tenere scuola a’ fanciulli. Di lui ha scritto sì ampiamente il ch. sig. abaie Girolamo Ferri, il quale ne ha premessa la Vita alle sue Lettere in difesa della lingua latina contro M. d’Alembert, stampate in Faenza nell 1771, che noi possiamo parlare in breve , accennando solo le cose da lui provate con gran copia di monumenti. Egli ha proccurato di abbattere la comune opinione di1 ei fosse di oscura e vilissima origine, e ha dimostrato che la famiglia de’ Castelleschi, o de’ Castelli, che voglia dirsi, di cui fu il cardinale Adriano, era assai ragguardevole in Corneto che ne fu la patria. Parmi però che possa ancora rimaner qualche dubbio; perciocchè non essendosi ancora scoperto di chi fosse figlio Adriano, potrebbe essere avvenuto che due famiglie dello stesso cognome ivi fossero, come spesso accade, una nobile, l’altra vile, e che da questa traesse la sua origine il cardinale. Checchè ne sia, Adriano, nato