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2266 LIBRO Teol., ec. p. g5), e aggi tigne poscia soltanto che lesse fino al 1532 nella detta città, ed anche in Lucca, in Milano e in Roma, ove diè fine ai suoi giorni. E forse cominciò egli nel detto anno a tenere scuola nella sua patria. Ma se ciò fu, poco tempo allora vi si trattenne; poichè nel i4<)8 egli era certamente in Milano come pruova il Sassi. Questi da ottime congetture deduce che nel 1500 il Pio fu dal Senato di Bologna da Milano richiamato alla patria, e colla testimonianza di una prelezione del medesimo Pio dimostra che nel 1509 fu egli chiamato a Roma, in tempo che l’università di Bologna era pe’ tumulti di guerra quasi abbandonata e deserta. È certo però che in questo frattempo ei fu ancora maestro in Bergamo, come afferma Giovanni Britannico in una sua lettera citata dal Cardinal Querini (Specilli. Brix. Li ter. pars 1, p. 83); ed ivi ebbe a suo scolaro il celebre Bernardo Tasso, come osserva il ch. signor abate Serassi nella Vita di questo illustre poeta (a). Egli era ancora in Roma verso il i520, quando Francesco Arsilli scrivea il suo poemetto De Poetis urbanis, tra1 quali lo annovera , facendo insieme menzione di una donna da lui (a) Il Pio fu ancora in Mantova , e vi fu assai caro alla marchesa Isabella Estense Gonzaga , come ci mostra la dedica da lui premessa alla sua traduzione della Tavola di Cebete. Questo lavoro del Pio, non conosciuto finora , conservasi ms. nella libreria Capilupi in Mantova; e se il ch. sig. abate Andres pubblicherà il Catalogo di que’ codici, con molta diligenza da lui composto, ci somministrerà molte altre notizie intorno alla vita e alle opere del Pio.