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TERZO 325I nome a ragion convenisse; e la turba de’ rozzi e fastidiosi pedanti era fin da que’ tempi grandissima. Quindi il conte Niccolò d1 Arco, in uno dei suoi Endecasillabi, contro essi si volge , e non pochi ne annovera: Paedagoguli abite, abite pestes, Istinc ferte pedem , invenusti, inepti, Invisi pueris bonis malisque, Abite in miseram crucem, exsecrati, Saecli perniciesque literarum , Limprandi, Metriique, Fusiique, Prandini, Ochinari, atque Juliani. Scopaecque, et Boreae, et Rutiliani. L. 3, carm. Tutti i soprannomati pedanti son uomini oscuri nella repubblica delle lettere. Il solo tra essi che avesse qualche nome a’ suoi tempi, benchè poscia venisse presto dimenticato, fu Lucio Giovanni Scopa napoletano, maestro di gramatica per molti anni nella sua patria, ed ivi morto verso il 1540, autore di una Gramatica, e di alcune altre opere di somigliante argomento, ma uomo di una intollerabile arroganza , e deriso perciò da Jacopo Sannazzaro (Atan. Lettere facete, l. 1 , p. 169, ed. ven. 1582) e da Niccolò Franco, il quale così leggiadramente se ne fa beffe: Chi è quegli, che ogni giorno fa stampare la sua Gramatica? Giovanni Scoppa. Chi è quegli, che ogni giorno ci fa la giunta? Giovanni Scoppa. Chi è quegli, che non compone altro che cose rare? Giovanni Scoppa. Chi è quegli, che poi le vende nella sua Scuola? Giovanni Scoppa. Vedete dunque , che honore sarà quello, che