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TERZO 2243 innanzi al re di Francia, inserite in diverse Raccolte di orazioni d’uomini illustri, ma poco degne di un tal onore; alcune lettere e alcune poesie italiane, scritte in uno stile assai gonfio , e che molto s’accosta a quello del secolo xvii. Un’orazione latina scrisse egli ancora in difesa del suo Teatro, diretta a’ Francesi, e stampata nel 1587, della quale non mi è lecito dar giudizio, perchè non l’ho avuta sott’occhio. Se ne hanno ancora alcune poesie latine, e un componimento in lode del marchese del Vasto ne ha pubblicato il più volte citato autor della Vita; ed esso ci mostra che nel poetare latinamente non avea il Cammillo eleganza e grazia maggiore che nelle sue rime. Di alcune altre opere che ne rimangono manoscritte, e che possiamo sperare che si lasceranno giacer tra la polvere di cui son degne, si parla nella Vita medesima, e alcuni sonetti inediti ne rammenta Apostolo Zeno (Lettere a monsig. Fontan. p. 190). XVII. Più saggiamente scrisse dell’Arte rettorica Bartolommeo Cavalcanti, comunque egli non ne fosse mai professore. Ei fu di patria fiorentino, e nato di nobil famiglia nel 1503. Negli anni suoi giovanili, i tumulti della sua patria il costrinsero a trattar le armi più che i libri. Ei diè segno nondimeno non solo del suo valore, ma ancor della sua eloquenza, in una orazione che nel febbraio del 1530, armato in corsaletto, recitò in S. Spirito alla milizia fiorentina, e in un’altra che disse nel maggio dell’anno medesimo sopra la libertà (V. Zeno, Note al Fontan. t. 1, p. 90). La prima fu data alle Tiraboscui, Voi XIII. 18