Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/274

2 236 unno partes istae, fuerint, ei qui per fraudem , ut isti quidem putant., aliquid a Rege auferre velit, aditus omnes praecludere. Ab Italis quidem certe homo Italus in re tam honesta adjuvandus fuit (Epist. cl. Viror, ed. ven. 1568, p. 67). Non erano probabilmente ignoti al Cammillo tali ragionamenti; ma egli, lungi dall’atterrirsene , scrisse il Discorso in materia del suo Teatro a M. Trifon Gabrielle et ad alcuni altri gentilhuomini, in cui dà qualche idea di questo suo sognato teatro; la qual operetta fu da lui scritta mentre era per andarsene in Francia , ma non sappiamo in qual de’ due viaggi già mentovati. Nel 1536 il Cardinal di Lorena venne finalmente in Italia spedito dal re Francesco all’imperador Carlo V che qui allor si trovava (Murati Ann. di tal. ad h. a.), e che il Cammillo con lui venisse, come avea divisato, si trae da una lettera di Baldassarre Altieri aquilano scritta da Modena all’Aretino a’ 28 di aprile del 1536: Domenica, gli scrive (Lettere all’A reti ti 1, p. 302), passò di qua lo Reverendissimo I,oreno. Se ne va in posta a Cesare per acquetare questi tumulti Un giorno dopo passò il suo pedagogo Julio Camillo, penso per non fargli perder tempo ad imparare le sue castronerie. Et bon per lui che s’è accostato ad huomini, che non hanno juditio, che lo possino conoscere (*). Io 11011 so quanto tempo (*) Tra quelli che rimirarono il Cammillo come un impostore, deesi anche annoverare Stefano Doleto; poichè del Cammillo solo può intendersi quell’epigramma di esso, che è intitolato In Italum quemdam, e che comincia: Ardua promittis, solo vel mense disertos Cum te nos juras reddere posse viros.