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2218 LIBRO sia ito a sangue, che mi par così un uomo , come hanno a esser fatti gli uomini Io non parlo per le lettere, eli egli ha, che ognuno sa, di che sorte le sono ,* e me non sogliono muovere punto in certi, che se ne compiacciono , e ne fanno tuttavia mostra; ma in lui mi pajono tanto pure e le lettere e i costumi , che gli partoriscono lode e benevolenza insieme. In somma quella sua modestia mi s’è come appiccata addosso. Ma breve fu ancor questo soggiorno!; e il Vettori, tornato a Firenze, fu nel 1538 dal duca Cosimo nominato pubblico professor di eloquenza greca e latina. Con qual onore sostenesse egli per molti anni quella cattedra, ne sono pruova e i molti scolari eli1 egli ebbe, celebri poscia ne’ fasti della letteratura , e gli onori che ricevette da nobilissimi personaggi che vollero udirlo insegnare, fra i quali il cardinale Alessandro Farnese mandò in dono al Vettori un vaso d’argento pieno di monete d’oro, e Francesco Maria duca d1 Urbino gli fece dono di una collana d’oro. Paolo III, grande stimatore de’ dotti, bramò di averlo alla sua corte, ma il Vettori amò meglio di proseguire ad esser utile a’ suoi cittadini. Giulio III, a cui fu egli mandato dal duca Cosimo a prestare omaggio in suo nome, gli donò egli pure una collana d’oro , e I’ onorò del titolo di conte e di cavaliere. Ma di ciò non fu pago Marcello II, successore di Giulio. Ei volle ad ogni patto aver seco il Vettori in Roma, e pensava di conferirgli la segreteria de’ Brevi. E il Vettori troppo amava e stimava questo pontefice per non secondarne le brame. Chiesto dunque il suo