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2206 LIBRO al Parrasio il farvi lungo soggiorno. Tornossene allora alla patria , ove gittò i primi fondamenti dell’Accademia cosentina che salì poi a gran nome. Alcuni domestici dispiaceri che ivi ebbe, gli fecero accettar di buon animo l’invito di andarsene a Roma professor d’eloquenza coll’annuo stipendio di 200 scudi, e si ha tra le Lettere del Bembo il Breve perciò spedito da Leon X nel 1514 (Bembi Epist. Leon. X nom. l. 9, ep. 39). Ma egli era sì malconcio dalla podagra , che non potè lungo tempo sostenere quella fatica. Tornato perciò a Cosenza, ivi passò più anni in continui dolori , finchè verso il i53.j diè fine a’ suoi giorni. Oltre i Comenti sul poema di Claudiano del Ratto di Proserpina , già mentovati, egli illustrò ancora le Eroidi di Ovidio, l’Arte poetica di Orazio e l’Orazion di Cicerone a favor di Milone. Scrisse ancora e pubblicò un Compendio dell’Arte rettorica. Ma f opera che al Parrasio ottenne maggior nome, è quella I)c Quaesitis per Epistolam, in cui egli con molta erudizione , ma non con uguale felicità di stile, spiega molti passi di antichi scrittori, e rischiara diversi punti d’antichità e di storia. Abbiamo altrove veduto che Aldo Manuzio il giovane fu accusato di essersi usurpato gran parte dell’opera del Parrasio; ma abbiamo insieme mostrato che l’accusa non ha alcun fondamento. Molte altre opere del Parrasio si conservano manoscritte in Napoli nella libreria di S. Giovanni di Carbonara, delle quali ci ha dato il catalogo, e ne ha ancor pubblicata qualche picciola parte il soprallodulo signor