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TERZO 220.3 e qualche altro opuscolo, ei ci ha lasciate due opere sulla lingua latina, una divisa in dodici libri, e intitolata De lingua latina, l’altra De copia latini sermonis, opere amendue e per l’eleganza con cui sono scritte, e per l’esattezza delle ricerche, e pel buon gusto che per entro vi regna , pregevolissime. Perciò con ragione due de’ più saggi giudici, in ciò che a stil latino appartiene, Paolo Manuzio e Marcantonio Mureto, esaltarono con somme lodi il Corrado; il primo dicendo che pochi assai conosceva che potessero stargli al confronto, niuno che il superasse nello scrivere coltamente (l.2, ep. 12), il secondo, usando delle espressioni medesime, non solo riguardo all1 eleganza dello stile, ma riguardo ancora all’ampiezza della erudizione (*). Vili. Un altro non men celebre professore di belle lettere avea avuto ne’ tempi addietro il regno di Napoli, benchè poco del sapere di lui si giovassero quelle provincie , dalle quali ei fu quasi sempre lontano. Ei fu Giampaolo Parisio, più noto sotto il nomedi Aulo Giano Parrasio, che egli , secondo l’uso di que’ tempi, volle adattarsi. Il molto che di lui hanno scritto il Bayle (Dict. hist. art Parrasius), il Toppi (Bibl, napol.), ilTafuri (Tafuri Scritt napol t 3, par. 1, p. 236, ec.), il Sassi (*) Alcune lettere di Mario Corrado a Paolo e ad Aldo Manuzio sono state date alla luce dal eh. signor canonico Bandoli, dalle quali raccogliesi che il Corrado era diligente ricercatore delle antiche iscrizioni, e che da que’ due valebtuomini ne era avuta in molta stima l’erudizione (Coltici. 1 et. Mouum. p. io4, ec.).