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terzo ai83 p. 135). Ma ce ne rende alquanto dubbiosi il silenzio dell’Ali dosi che del Buonamici non fa menzione. Da Bologna passò a Roma professore di belle lettere nella Sapienza; e ciò, secondo il P. Carrafa (De Gymn rom. t. 2, p. 313), fu nel 1525. Il suddetto Negri però espressamente afferma che ciò fu a’ tempi di Leon X, e pare perciò, che debba di alcuni anni anticiparsi un tal viaggio. Trovossi per sua mala sorte il Buonamici in Roma nell’orribil sacco del 1527, e salvata a stento la vita, non potè sottrarre al furore de’ predatori la sua libreria , i proprj suoi scritti e quanto aveasi in casa. Nel 1530 fu chiamato alla cattedra d’eloquenza greca e latina nell* università di Padova; e questa fu poscia sempre la stanza del Buonamici. Con qual plauso vi esercitasse egli la sua professione, chiaramente raccogliesi da’ magnifici elogi con cui ne scrissero allora i più dotti uomini di quell’età, il Sadoleto, il Polo, Gregorio Giraldi, lo Speroni, il Mureto, Paolo Manuzio e più altri, le testimonianze de’ quali si posson veder raccolte nella Vita poc’anzi accennata. Qui basti recar le parole dello Speroni: Messer Lazzaro, dice (Dial. delle lingue), io me ne allegro con voi, con le bone lettere, e con li studiosi di quelle; con voi prima, perocché io non so uomo nessuno della vostra professione, che andasse presso a quel segno, ove voi sete arrivato; con le bone lettere poi, le quali da qui innanzi non mendiche ranno la vita loro povere e nude., come sono ite per lo passato; ni allegro eziandio collo studio e con gli studiosi di Padova, cui finalmente è toccato irt