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1‘Italia. E multi ne ebbe ella di fatto, i cui nomi sono ancor celebri per le opere che ci lasciarono , e pei dotti allievi eli’ essi venner formando. La cattedra delle belle lettere era nelle università italiane onorata comunemente al pari delle altre, e per avere un valente professor d’eloquenza disputavano esse non rare volte tra loro, e per poco nol rapivano a forza. Qui ancora grande è il numero de’ professori che ci viene innanzi j e a ristringerci entro giusti confini ci è necessario lo sceglier tra molti que’ che hanno diritto ad essere in questa Storia lodati. Noi parleremo dunque dapprima di quelli che dalle pubbliche cattedre tennero scuola dell’arte di ben ragionare; e ad essi aggiugneremo coloro che non colla viva voce, ma colle loro opere ne furon maestri. Quindi scenderemo a’ gramatici, che furon paghi di darci precetti o della lingua latina, o dell’italiana, la quale in questo secolo cominciò ad avere certe e determinate leggi. II. Tra’ professori di belle lettere che ne’ primi anni di questo secolo ottener gran nome, e accrebbero non poco lustro all’università di Padova, e un di essi a quella ancor di Bologna, due singolarmente si renderon famosi: Romolo Amaseo, e Lazzaro Buonamici. Del primo, oltre i diligenti articoli del conte Mazzucchelli (Scritt. ital. t. 1, par. 1, p. 579) e del signor Giuseppe Liruti (Notiz. degli Scritt. del Friuli, t. 2), abbiamo avuta pochi anni addietro la Vita scritta con eleganza al pari che con esattezza non ordinaria dal signor abate Flaminio Scarselli, che da’ pubblici monumenti