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•TERZO 2 I 5q é già detto altrove, ci basti l’averle qui accennate. Fra tanti scrittori adunque, su’ quali potremmo qui trattenerci, quattro soli ne sceglieremo, i quali hanno diritto a non essere in quest’opera nominati sol di passaggio. LVI. Ed il primo di essi è Antonio Minturno. Diligenti son le notizie che di questo scrittore ci ha date il Tafuri (Scritt. napol. t. 3, par. 2, p. 4°o i Par• 7> P 5a3, ec.). Era egli figlio di Antonio Sebastiani e di Rita Magistra, e, secondo il citato scrittore, volle esser soprannominato Minturno dalla famiglia della sua avola paterna, benchè altri vogliano eli’ egli avesse con ciò riguardo a Minturna città distrutta nel regno di Napoli, presso al luogo ove ora è Traetto, patria di Antonio. Certo questi chiama Minturna sua antiquissima patria (Lettere, l. 5, lett. 5). Negli anni suoi giovanili coltivò principalmente la filosofia alla scuola del celebre Agostino Nifo, di cui fu discepolo in Napoli, in Sessa e in Pisa. In quest ultima città egli per poco non volse le spalle allo studio per seguire una donna , di cui erasi caldamente innamorato. Ma dopo due anni di traviamento, affin di spezzar le catene, andossene a Roma l’anno in cui morì Leon X, cioè nel 1521 , e protesta che d’allora in poi non fu più soggetto a passione amorosa (ivi, l. 4 > /cfL 21). Soggiornò egli pur qualche tempo ora in Roma. ora in Gennazzano castello della casa Colonna, ed ivi sotto la direzione di un cotal Maestro Paolo attese allo studio della lingua greca (ivi, l 1, lett. 10). Avea ancor cominciato a studiare