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2 132 LIBRO a Lucrezio, anzi il Manuzio per poco non gliel’antipose. Le loro testimonianze, e quelle di altri scrittori di quel tempo, si posson vedere innanzi all’edizion di questo poema e delle altre poesie del Capece fatta in Venezia nel 1754, a cui si aggiugne la traduzione già accennata dell’abate Ricci, che lo ha ancor illustrato con ampie e dotte annotazioni. In esse egli ci addita molte opinioni de’ più moderni filosofi, che sembra a lui di vedere indicate nel poema medesimo. Ma io temo che altri non sien per vedervele sì facilmente; e mi sembra che l’opera del Capece sia più pregevole per la singolare eleganza con cui è scritta, che per le opinioni che vi si insegnano. Alcune altre poesie e qualche altra operetta di questo medesimo autore leggonsi nella citata edizione; e nelle notizie del Capece, che vi sono premesse, si fa menzione di qualche altro lavoro da lui intrapreso, ma o non condotto a fine, o perduto. XLV1I. Più difficil lavoro fu quello a cui si accinse al tempo medesimo Adamo Fumani veronese, canonico nella sua patria, compagno del Cardinal Polo nella legazione di Fiandra (V. Quirin. Diatr. ad vol. 2 Epist. Poli, p. 8(ì), e poi segretario del concilio di Trento, caro a’ più celebri letterati di quell’età, e morto nel 1587, di cui ragionan più a lungo gli autori del Giornale de’ Letterati d’Italia (t 9, p. ia5) e il marchese Maffei (Ver. illustr. par. 2). Scrivere in versi la logica, e quella che allora insegnavasi, intralciata e spinosa, era certamente impresa di tale difficoltà, che