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terzo aia3 desio (Specimen Ital. reform. p. 317) accenna una lettera del sig. abate Facciolati da me non veduta, nella quale osserva che Marcello Palingenio è anagramma di Pier Angelo Man zolli, cui perciò egli crede autore di quel poema; ma io non so se altra pruova egli ne arrechi , trattane quella dell’anagramma, la qual non è di gran peso (*). Certo il Giraldi, che di questo poeta ha fatta menzione (dial. 2 de Poet. suor. temp. p.), Io dice semplicemente Marcello Palingenio, e non accenna che fosse questo un nome finto, nè a me par verisimile che sotto un nome finto volesse ei dedicare, come fece, questo suo poema al duca di Ferrara Ercole II. Il soprannome di Stellato è probabile che venga dalla Stellata luogo del Ferrarese, che potè esser la patria di questo poeta. Egli vivea fin dal principio del secolo; perciocchè ricorda un lavoro in creta da sè veduto in Roma a’ tempi di Leon X (l. 11, 5. 846, ec.). Vogliono alcuni ch’ei fosse protomedico del detto duca; ma non veggo che se ne arrechino sicure pruove. Il suddetto poema non è molto lodevole nè per f invenzione , di cui non v’ ha idea , ne per l’eleganza. che non è molta. Una certa naturale facilità è il maggior pregio che vi si scorga. E forse sarebbe esso men celebre, se l’autore non vi avesse sparse per entro alcune fiere invettive contro i monaci, contro il clero e contro gli stessi romani pontefici. Ciò fece credere cbe (*) La lettera del Facciolati intorno al Palingcnio ò stampata fra le altre Lettere di quel coito scrittore.