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TERZO 2109 ma magnifico elogio: Magniloquum Vidam, et cujus proxime ad antiquam Un idem carnieri accederet (Epist. t. 1, p. 3i 1). Il nome del Vida giunse all1 orecchie di Leon X, a cui fu fatto conoscere dal Giberti; e quel magnanimo pontefice tosto chiamatolo alla sua corte, lo ebbe carissimo, e gli fu liberale di ricchezze e di onori. Così rammenta egli stesso con sentimenti di gratitudine: Leo jam carmina nostra Ipse libens relegebat: ego illi carus et auctus Muneribusque, opibusque , et honoribus insigniti!?. Carni, t. 2, p. 144. Fra le altre beneficenze egli ebbe da questo pontefice il priorato di S. Silvestro in Frascati, ove in un dolce e piacevole ritiro potesse più tranquillamente attendere a’ suoi studj, e singolarmente al poema sulla Vita di Cristo, che lo stesso pontefice gli ordinò di comporre. Egli si accinse alla difficile impresa, ma non la condusse sì tosto a fine; e solo sotto il pontificato di Clemente VII, da cui gli fu quest’ordine rinnovato, fu composto il poema, ma pure non fu ancor pubblicato, e il Vida volle mandare innanzi altre sue poesie: Questa settimana che viene, scrivea Girolamo Negri agli 11 d’aprile del 1527 (Lett. de’ Principi, t. 1, p. 106), saran finiti di stampare i libri della Poetica del Vida con certi altri suoi versi, cioè di Scacchi et Egloghe, et Inni. Si stampano di una bellissima lettera corsiva, acciocchè non faccian male agli occhi del Beazzano. La Cristiade, che saranno sei libri, premetur in duodecimum annulli. Vuol’prima, che ci saziamo di questa