Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/88

I LIBRO vivesse in Milano, e vedremo in fatti a suo luogo, eh’ ei fu maestro del celebre F. Francesco Panigarola figliuolo del detto Gabrio, in casa del quale egli stava. L’ opera di mitologia da lui composta, benchè si stenda più ampiamente, perchè abbraccia ancora tutte le favole de’ poeti, non uguaglia però a mio credere l’ erudizione di quella del Giraldi. L’ autore si mostra molto versato nella lettura degli scrittori latini e greci, ma troppo si perde nel ricercare il senso allegorico e tropologico di ogni cosa. Ciò che mi sembra strano, si è ch’ ei non faccia giammai menzione del Giraldi, la cui opera uscì in luce la prima volta nel 1560. Quella del Conti, come avverte il Foscarini (l. c. p. 3yo >, fu pubblicata dapprima tra l 1561 e’l 1564, e dedicata al re di Francia Carlo IX. E in questa prima edizione non mi maraviglio ch’ ei non avesse veduta l’ opera del Giraldi. Un’ altra assai più ampia ne fece egli poscia nel i58o, c dedi colla a Giambatista Campeggi vescovo di Maiorica, e a questo tempo non so intendere com ei non ne avesse ancora avuta notizia. Certo è però, ch’ egli era uomo assai dotto, e che non aveva bisogno degli altrui lumi per comporre que’ libri. Del suo valore nel greco ei diede pruova colla traduzione in latino de’ Dipnosofisti di Ateneo, de' Libri rettorici di Ermogene, de’ Proginnasmi di Aftonio, dell’ Orazione di Demetrio Falereo intorno al modo di dire, e del libro delle Figure di Alessandro Sofista. Anzi egli coltivò ancora la poesia greca, e oltre qualche altro componimento, scrisse ancora un