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TERZO In mezzo però agli stessi più gravi affari, uomo, com'egli era, di leggiadro ingegno e d’indole sollazzevole e inclinata a’ piaceri, seppe accoppiare alle fatiche gli amori, di che abbiamo r.on poche pruove in molte lettere a lui scritte dal Bembo tra’l 1505 e’l 1508 (Lettere, t. 3, l. 1). Ma in niuna occasione fece meglio il Bibbiena conoscere la sua destrezza e il suo accorgimento, che nel conclave dopo la morte di Giulio II; perciocchè in esso adoperossi per modo, singolarmente col far credere che il suo padrone, benchè in età di soli trentasei anni, poco nondimeno potesse ancor sopravvivere, che questi fu finalmente innalzato sulla cattedra di S. Pietro. Leon X non fu ingrato al suo fedel servidore, e dopo averlo nominato tesoriere, a’ 23 di settembre del 1513 il creò cardinale, e diegli ancora due anni appresso l’incarico di presiedere alla fabbrica della santa Casa di Loreto. Nella nuova sua dignità potè il Bibbiena più agevolmente mostrare l’animo suo splendido e generoso a pro delle lettere, sì nello scegliere al suo servigio uomini eruditi, quai furono Cammillo Paleotti, Giambattista Sanga e Giulio Sadoleto, sì nell’esercitare il valor degli artefici, e principalmente di Rafaello, a cui ancora avrebbe data una sua nipote in moglie, se l’immatura morte di quel sì illustre pittore non l’avesse vietato. Il pontefice continuò a valersi di lui ne’ più gravi affari di guerra e di pace, destinandolo prima legato e presidente delle armi pontificie nella guerra d’Urbino, che da lui secondo l intenzion di Leone fu felicemente condotta a fine, e inviandolo