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l88o LIBRO immatura) che nel rappresentare che faceste Oronte, vedeste tra le altre anche le lagrime di colei, che tanto amate, qualunque volta la sorte vostra piangeste nella finita persona, le quali mai non poteste vedere nelle vostre vere querele. Il medesimo vide il nostro gentilissimo Flaminio nella sua dolce guerriera, mentre egli finse Orbecche, con quella leggiadria et con quella similitudine al vero, che diede chiarissimo segno del suo nobilissimo animo. E altrove (ivi, p. 24°)-' Come avvenne) M. Giulio, della guerriera vostra, la quale nella rappresentazione della nostra Orbecche veduta la testa di Oronte, la persona del quale voi rappresentavate, subito cadde come morta non altrimenti, che se voi veramente havesse veduto cadere. E ivi ancora loda altamente l’ azione di M. Sebastiano da Montefalco, cui chiama l Esopo e il Roscio de’ suoi tempi. Lo stesso successo sperava egli che aver dovesse un’ altra delle sue tragedie intitolata XAlcide, elio per ordine del duca Ercole II doveasi rappresentare in Ferrara all’occasione della venuta a quella città di Paolo III nell’aprile del 1543. Ma egli ebbe la sventura che quel Flaminio nominato poc’ anzi, ch era un degli attori, nel giorno stesso in cui doveasi rappresentare la tragedia, l'u infelicemente ucciso (ivi, p. 285). E mi si permetta qui di far riflessione sul costume di questo secolo, cioè di recitare qualche tragedia o commedia all’occasione della venuta de’ gran personaggi, o di altra solenne festa. Così venuta a Reggio l’arciduchessa Barbara d'Austria, sposata col duca Alfonso II, fu ivi