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TERZO 1867 con quella modestia che è propria de’ più grand uomini. Io perciò appunto, che gli sono inferiore di tanto, con più coraggio forse risponderei ad Apollo, e la mia risposta sarebbe alquanto diversa. Perciocchè s’ei m' invitasse a scrivere un poema epico, il pregherei a somigliarmi al Tasso. Se mi persuadesse a intraprendere un poema romanzesco, il pregherei a farmi un altro Ariosto. Che se in general mi chiedesse a qual de due poeti bramassi di avere uguale il natural talento per la poesia, io, chiesto prima perdono al Tasso, il pregherei ad essermi liberale di quello dell’Ariosto. LI. L’ultimo genere di poesia di cui ci resta a parlare, è la teatrale; ampio argomento esso pure, e che ci potrebbe occupare per lungo tempo, se le fatiche da molti valentuomini già sostenute per illustrarlo non ci agevolasser!’ la via a spedircene più brevemente. In qual maniera cominciasse ella a risorgere verso la fine del secolo precedente, si è da noi osservato a suo luogo, e abbiamo avvertito quanto essa dovesse principalmente alla magnificenza e al buon gusto de’ duchi di Ferrara. La maggior parte però delle azioni drammatiche di quel tempo erano state o commedie, o sacre rappresentazioni. Pochi avean preso a scriver tragedie, e tra quelle alle quali pure aveano i loro autori dato un tal nome, poche n’ erano degne. Il Quadrio tra le tragedie scrii le al principio di questo secolo annovera il Filolauro di Bernardo Filostrato, ch ei pubblicò sotto il nome di Demone Filostrato, e intitololla Atto Tragico (t. 4 j P* ^4)• 1° non conosco altra