Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/552

1704 LIBRO sorprender la casa di Filippo Valentino dottore e nobile modenese. Era questi uomo di vivacissimo ingegno e di rara memoria, di cui dice il Castelvetro stesso gran lodi in certe sue memorie riferite dal Muratori, ma dall’ Erri creduto uomo di poco sana dottrina, Il Valentino avutone qualche sentore, erasene già fuggito; e cercando qualche sicuro scampo contro la minacciata procella, ottenne poi nel 1548 di esser fatto podestà di Trento. Pare che per allora si acchetasser le cose; e che anzi Filippo tornasse poi a Modena, come il seguito del racconto ci persuade. Perciocchè una nuova burrasca si sollevò nel 1557, non solo contro Filippo, ma ancora contro del Castelvetro e di altri. O fosse l odio di cui contro di Lodovico ardea Paolo di lui fratello, o qualunque altra ne fosse l’ origine, Lodovico, Bonifacio Valentino canonico e proposto della cattedrale di Modena, il detto Filippo di lui cugino, e lo stampatore Antonio Gadaldino furono citati a Roma, come racconta nella sua Cronaca ms. Alessandro Tassoni il vecchio. Questi aggiugne che il proposto Valentino e il Gadaldino furono veramente arrestati e sotto guardia mandati a Roma, ove furon racchiusi nelle carceri dell’Inquisizione; che il primo avendo confessati sinceramente i suoi errori, ne fece in Roma una solenne e pubblica ritrattazione nella chiesa della Minerva a 6 di maggio del 1558, e che rimandato indi a Modena a 29 del mese stesso, in cui cadeva la solenne festa di Pentecoste, ripetè nella cattedrale la medesima ritrattazione, che dal