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I JO? LIBRO Segliezzi e Apostolo Zeno (Note al Fontan. i. p. 12) dimostrano il niun fondamento di tale accusa; poichè e il Castelvetro si protestò innocente, e il domestico caduto in sospetto, e processato per ciò, fu poscia assoluto. All'opposto si rimprovera da alcuni al Caro che tentasse di far uccidere il Castelvetro; e par che questi ne fosse persuaso (Correz. del Dial, delle Lingue, p. 16). E a dir vero, il Caro diè qualche motivo a tale sospetto; perciocchè in una sua lettera al Varchi, scritta a’ 25 di maggio del 1560, si lasciò sfuggir dalla penna queste parole: E credo, che all ultimo sarò sforzato a finirla per ogni altra via; e vengane ciò che vuole (Lettere, t. 2, lett. 139). Ma io crederò facilmente, come il Muratori medesimo afferma, che il Caro non mai concepisse veramente l'idea di sì nero delitto, e che solo a sfogare alquanto il suo sdegno così scrivesse. Lo stesso Muratori però, se assolve il Caro da tal empio disegno, non lo assolve dall altro di aver cercata la rovina del Castelvetro, coll accusarlo all’Inquisizione di sospetta credenza, e col costringerlo per tal modo ad andare esule e ramingo fuor della patria; e diceych’ ei collegossi a tal fine con Paolo fratello di Lodovico, il quale contro di esso sdegnato pel riprenderlo che spesso facea della vita libera e licenziosa a cui erasi dato in preda, e pel consiglio preso di raffrenarne colla pubblica autorità le dissolutezze e i disordini, denunziò il fratel Lodovico come infetto delle novelle eresie. Contro questa asserzione del Muratori si son levati il Fontanini! e il Seghezzi, e il primo singolarmente