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TERZO l"Ol due rivali; onde sembra che non rimanga su ciò luogo ad alcun dubbio. Non così sono essi concordi nel ragionar di altre arti da essi tentate a danno del loro avversario. Il Seghezzi afferma che il Castelvetro cercò di render sospetto il Caro al Cardinal di Trento e al duca Cosimo; e che questi ebbe ad affaticarsi non poco per smentire le accuse colle quali avea quegli cercato di screditarlo. Ma queste arti usate dal Castelvetro non ci son note che dalle testimonianze del Caro e del Varchi, i quali, essendo parte, non possono essere ricevuti come accusatori. L’uccisione di Alberigo Longo di patria salentino fu un altro delitto apposto al Castelvetro: Era questi giovane di raro ingegno, di cui con molta lode ragionano Marcantonio Antimaco e Sebastiano Regolo nelle loro Lettere a Pier Vettori (Epist. cl. Viror. ad P. Victor. t. 1, p. 15, 70), il Vettori stesso nelle sue Lettere (l. 1, p. 12; l. 4 p 79)7 e Gregorio Giraldi (De Poet suor, temp. dial 2, Op. t. 2, p. 5, 54), il quale rammenta fra le altre cose il viaggiare ch' egli avea fatto fin nella Grecia, per ben istruirsi in quella lingua. Di esso, oltre le Rime stampate in Ferrara nel 1563, si ha ancora un Epigramma latino in lode del suddetto Vettori (Ad. calc. Epist. cl. Vir. ad Victor.). Or questi, che era assai amico del Caro, fu ucciso a tradimento nell555, e si sparse allora che l uccisore era stato un domestico del Castelvetro, e che il delitto era stato da lui commesso per ordine del suo padrone, e il Fontanini se ne mostra persuaso. Non solo però il Muratori, ma anche il