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TERZO 1647 a(fin di raccoglier notizie intorno al Petrarca, come altrove si è detto (t. 5, p. 2, p. 769), Gianuaiidrea Gesualdo da Traietto e Lodovico Castelvetro. Quindi ancor venne quella infinita copia di lezioni, di spiegazioni, di dissertazioni su qualche tratto di quel poeta; opuscoli pieni per lo più d’inutili speculazioni, e abbandonati omai alla polvere e alle tignuole. L’imitazion del Petrarca era facile, finchè non si trattava che di ritrarne l apparente corteccia, e moltissimi perciò sono i poeti de’ quali si può dire.che scrisser rime con qualche eleganza. Ma l’eleganza è in essi non rare volte priva di quella viva immaginazione, e di quella energica insieme e naturale espression degli affetti, che forma il principal ornamento della poesia. Fra Pinnunicrabile schiera de' rimatori, non pochi furono nondimeno coloro che si possono ancora proporre come esemplari degni d’imitazione, o perchè furono essi medesimi felici imitatori del Petrarca, o perchè da esso scostandosi, in altri generi di poesia e in altra maniera di stile si renderono illustri Noi per non uscire da que confini che la natura di questa Storia ci prescrive, ci tratterremo dapprima nel dir de’ più celebri tra que’ rimatori che lirici o melici si sogliono appellare, e ne accenneremo più altri meno famosi, rimettendo chi voglia averne un più minuto catalogo alle opere del Crescimbeni e del Quadrio, il secondo de’ quali, benchè nel darci notizie di tai poeti non sia sempre esattissimo, nel raccoglierne però i nomi, appena ne ha omesso alcuno. Quindi in somigliante maniera.verremo a dire dpgli