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TERZO lG3I Cardinalati/, fa spesso menzione di Severo, di cui esalta con molti encomii e il molto sapere e l'indole amabile e dolce, e ne rammenta un’ambasciata da lui sostenuta per la città di Siena al re Luigi XII, quando questi era in Italia; e dice fra le altre cose che di Severo ei solea valersi ogni giorno per esercitarsi nel tradurre di greco in latino; il che ci mostra quanto ei fosse in quelle lingue versato: Ut si ego quotidie Severo Cisterciensi Graeco paraphraste. utar, quo societas vitae sit studiorum conjunctione laetior (De Card. l. 2, p. 64)• E Severo mostrossi grato alla stima che per lui avea Paolo, premettendo all’opera mentovata una sua lettera latina e un distico in lode dell’ autore allora defunto. È dunque probabile che Gregorio, detto allor Giannandrea, Cortese, trattando spesso con Paolo che gli era parente, si stringesse ivi in amicizia con questo monaco. In fatti in una lettera che Gregorio poscia gli scrisse, rammenta con sentimento di gratitudine quanto ei debba a Severo, per l’ esortarlo e scorgerlo ch’ egli allor facea allo studio delle lettere greche e latine. Mi si permetta il recar questo passo che forma un troppo bell’ elogio a Severo, perchè possa essere tralasciato: Et quidem, dic egli (Op. t. 2, p. 1 {6), quantum memoria repetere possum, nemo te mihi est amicus antiquior nemo magis conjunctus, nemo, cui acque omnes studiorum meorum qualescumque fructus acceptos re/erre delie ani. Non enim memoria nohis ex cidi t, ncc excidet. prof ceto aliquando. cum tu jam princeps Ordinis fui, atquc adeo