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TERZO • 1627 frattanto egli era slato inviato da Giulio III nel 1551 suo nuncio apostolico a Ferdinando re de’ Romani, e avea ancora ottenuta la grazia del re Cattolico Filippo II (ib. p. 167). L’an,,0 ¡582 essendo egli gravemente e da lungo tempo infermo, il senato sollevollo dal peso delle lezioni, che quasi per quarant’ anni avea sostenuto, conservandogli però intero il fissato stipendio (ib. p. 122). Pompilio visse sin verso il 1585; ma io non trovo sicuro riscontro del tempo in cui diè fine a’ suoi giorni. Delle opere ad esso composte si può vedere il catalogo presso il conte Mazzucchelli, il quale innoltre difende Pompilio dall’ingiusta taccia d’ignorante del greco, che alcuni gli han data per riguardo alla version da lui fatta di due frammenti di Polibio. Più esatto ancora e più copioso è l’indice delle opere di Pompilio, che va aggiunto alla più volte citata Vita di Romolo (ib. p. 233), ove fra esse si dà un distinto ragguaglio della traduzione italiana da lui fatta de' libri del Sacerdozio di S. Giovanni Grisostomo, la qual conservasi in Roma nella biblioteca che già fu del Cardinal Ottobuoni. XXIII. Di professori italiani che uscissero dall’ Italia per promuovere fra le straniere nazioni lo studio della lingua greca, io non trovo in questo secolo altri che Girolamo Aleandro, che ne fu professore in Parigi, come altrove si è detto, e quel Paolo Lacize veronese apostata dalla cattolica Fede, e professore di greco in Strasburgo, di cui pure si è già ragionato, e un certo Pietro Illicino, che ne tenne scuola in Cracovia, e che oltre alcune Poesie latine,