Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/469

TEIlZO | (>'i [ Poiifadio, cc. Padova ebbe tra gli altri Bernardino Donato veronese, o anzi da Zano castello di quel territorio, come afferma il marchese Maffei (Ver. illustr. par. 2, p. 318). Nel 1526 fu scelto a professore di greco in quella università (Facciol. Fasti, pars 1, p. 57), e il Bembo. scrivendo in quell’anno al Cardinal Cibo, ne fa menzione, e il loda come dotto e modesto uomo (Lett. t. 1, l. 3; Op. t. 'ò^p. 3i). .Ma l anno seguente ei partì congedato da Mario Giorgio uno de’ riformatori di quello Studio, e andò a tenere scuola in Capo d’ Istria, come ci mostra un'altra lettera del medesimo Bembo scritta al Giorgio a 2 di novembre del 1527, in cui si duole della perdita che quell’università avea fatta, e propone ch’ei vi sia richiamato (ivi, p. 143). Ciò però non avvenne, e il Donato, secondo il Facciolati, fu professore in Venezia nel 1522. Ma il marchese Maffei col testimonio di un’orazione in lode di Parma e delle Lettere umane, da lui detta e stampata nell’anno stesso, dimostra che in questa città, non in Venezia, ei teneva allora pubblica scuola. Aggiugne lo stesso scrittore che il Donato fu poscia al servigio del duca di Ferrara, e lesse per ultimo con pubblico stipendio in Verona. Del soggiorno però da lui fatto in Ferrara, io non trovo alcun cenno negli scrittori della Storia di quella università. Ben trovo, ciò che da niuno è stato avvertito, che circa il principio del secolo ei fu maestro in Carpi, ed ivi ebbe a suo scolaro Gianfrancesco Bini, che di ciò fa menzione in una sua lettera citata dal conte Mazzucchelli, e lo dice