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i5;tí lib:.o lui ebber le scienze e le lettere, e pel lustro che loro accrebbe col coltivarle. Ora più brevemente, diremo di altri che coll opere loro promossero e agevolaron non poco lo studio delle lingue medesime. E un de primi fu Felice da Prato religioso agostiniano, e non già domenicano, come hanno creduto Sisto da Siena e l Altamura, confutati da’PP. Quetifed Echard (Script. Ord. Praed. t. 2, p. 340). Egli era natio di Prato in Toscana, ed era stato da’ genitori ebrei allevato nella lor religione. Convinto della verità della Religion cristiana, l abbracciò, e nella stessa sua patria entrò nelTOrdin suddetto prima del 1506, nel qual anno fu inviato agli studi in Padova, come pruova il P. Gandolfi (De CC. Script Augustin.). Da Padova passò Felice a Venezia, ove nel 1515 pubblicò il Salterio da lui tradotto dall originale ebraico nella lingua latina; la qual versione fu la prima tra le moderne che venisse alla luce; e fu all'interprete di onor tanto più grande, quanto più breve fu il tempo in essa impiegato; perciocchè in quindici giorni ei l’ebbe compiuta, come si raccoglie da un distico ad essa premesso. Venuto frattanto a Venezia il celebre stampatore Daniello Bomberg, si diè a scolaro nella lingua ebraica a Felice, e con tale aiuto potè nel 1518 pubblicare la sacra Scrittura in quella lingua insiem co’ Comenti ebraici sulla medesima riveduti e corretti dallo stesso Felice, che fu il primo a confrontare con parecchi codici il testo, e a notarne le varianti; la qual edizione fu la prima di quella stamperia (Wolf. Bibl. Hebr. t. 2, p. 365, 366) elio