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TERZO 1^7 vi de causa, quod cum Christianus esset, cons tanti ss ime confilerelur omnia Dei Optimi Max. disponi sapientia, et provi dentiti adminis trari, scirctipie, nihil sibi praeter ejusdem divinitatis decreta uccidere poti asse, et iccirco parunt prudentis (ore, ni si ea omnia aequissimo animo tolerasset. Itaque qui consolandi gratia accesseram, non parum ab eo solatii reportavi. Debbo però qui avvertire che nelle accennate lettere del Cortese, nelle quali trattasi de Fregosi, è corso un errore, per cui di due diverse lettere, e scritte in diversi tempi, se n è fatta una sola, ch è la 63. Questa è scritta da Genova al monaco Dionigi Faucher (p. 102, ec.), a cui il Cortese scrive dapprima che Federigo avealo fin allora trattenuto in Genova, dicendo di volersi giovare dei’ suoi consigli nel rimetter la calma e la tranquillità nella patria, disegno da lui formato, e per cui eseguire era pronto a sagrificare ogni cosa, e anche ad andarsene in esilio se l esito non avesse alle intenzioni sue corrisposto. Questa lettera dunque fu scritta certamente innanzi a 31 di maggio, nel qual giorno, saccheggiata Genova, Federigo se ne fuggì, nè più vi fece ritorno. Siegue poi il Cortese ragguagliando Dionigi della morte del Longolio, di cui aveagli scritto il Bembo. Or questa è certo che avvenne nel settembre dell anno stesso. Come dunque potè il Cortese scriver nel maggio ciò che sol nel settembre accadde? Egli è evidente che due lettere sono state insieme accozzate. E in fatti la prima parte si congiunge colla seconda con un praeterea, che nulla vi ha che fare, e che