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i5~o Linno (losì egli visse lutto rivolto a' pubblici affari, nel qual tempo se non potè coltivar molto gli studi, mostrossi per amico e protettore de dotti, come raccogliesi da alcune lettere del cardinal Cortese allora monaco, che venuto da Francia a Genova circa il 1520, fu da lui onorevolmente accolto, e regalato ancor di una mula per fare il viaggio di Roma (Cortesii Op. t. 2, p. ~S)y e da una di Benedetto Teocreno, che fu poi maestro de’figli di Francesco I, e che allor sembra che fosse famigliare di Federigo (ib. p. 81). In un altra lettera che il Cortese gli scrisse, poichè fu giunto a Roma, rallegrasi col Fregoso di un pingue beneficio, o, com egli dice, de amplissimo maximoque Sacerdotio (ib), p. 84) ch eragli stato conceduto, il quale io non saprei qual si fosse. 'Certo non fu allora la badia di S. Benigno di Dijon, che dal re Francesco I gli fu conferita sol quando fu costretto a fuggir dall’ Italia (Bembo, Lettere, t. 1, l. 5 j Op. t. 3, p. 38). Perciocchè espugnata Genova dagl Imperiali nel 1522, e fatto prigione il doge Ottaviano, Federigo a gran pena fuggitone, e postosi in mare, poco mancò che non vi rimanesse sommerso ‘7 e rifugiatosi in Francia, visse per qualche tempo nella suddetta badia. Abbiam molte lettere che in questa occasione si scrisser l’ un l altro il Fregoso e il Cortese (p. 88, ec.), e alcune altre a lui scritte dal Bembo (Lettere, t 1, l. 5 y Op. t. 3, p. 37), le quali ci mostrano la fortezza e il coraggio con cui l arcivescovo sostenne le sue avverse vicende. Rechiamo un sol passo di una di quelle del Fregoso