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TERZO 155(J egli nella dedicatoria della sua Introduzione, come Francesco Scevola in una lettera ad essa premessa, fanno grandi elogi. Frattanto avvenne che nel 1534 trovossi presso di un pizzicagnolo, ma mezzo lacero, il Salterio caldaico ch ei già credeva smarrito, e tosto pensò di nuovo a renderlo pubblico. Ma volle prima dare alla luce quelle Istruzioni sulle lingue orientali che avea già altre volte apparecchiate. Comincionne egli la stampa in Ferrara, e poscia chiamato a reggere la sua canonica di S. Pietro in Ciel d’oro in Pavia, ivi continuolla, come raccogliesi da un passo singolarmente della stessa sua Introduzione (p. 14°); ov'e indica e nomina i molti letterati italiani non meno che oltramontani, i quali prima in Ferrara, poi in Pavia venivano a vedere in qual modo ei facesse eseguire la stampa di questa sua opera, la quale essendo la prima in cui si vedesse sì gran copia di caratteri orientali, eccitava giustamente raminirazione e riscoteva l’applauso di tutti. Terminossi finalmente la stampa dell’opera nella stessa canonica di S. Pietro il primo di marzo del 1539 Ed è probabile che Teseo pensasse a pubblicare in seguito il suo Salterio. Ma la morte, da cui fu rapito l anno seguente, non gliel permise. L’opera di Teseo ha per titolo: Introducilo in Chaldaicam Linguani, Syriacani, at* que jtrmcnicam et decem alias linguas, duini eternai dìffercntium alphabeta circiler quadragin fa, et eorumdem invicem conformatio, ec.; e l’ autore accenna di essere ancor pronto a pubblicare più altri alfabeti, se la sua fatica fosse stata approvata. Ei dedicolla ad Afranio