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TERZO 1535 tali stanze, le non possono essere, dice Baccio, se non dell'Aretino. Oh che spirito hanno elleno! Ed esse sono infatti dell’Aretino, e tratte dal primo canto della Marfisa, ma con alcuni cambiamenti, che le rendon migliori, benchè esse pur sieno una delle migliori cose ch’ egli abbia scritte. Finalmente il Betussi, vedendo alcuno accostarsi, toglie il libro di mano a Baccio, avvertendolo a non parlarne, sinchè nol vegga stampato. Or questo ancora è un nuovo e per me inesplicabil mistero. Il Doni nella Zucca, stampata nel 1552, nomina, tra le sue opere non ancor pubblicate, // IìalenOj 7 'nono } et Saetta. Ne’ Marmi nell’anno stesso stampati parla di queste stesse invettive, e ne dà un saggio. E questo saggio, come accenna lo stesso Doni, è tolto da un' opera dell’Aretino, la qual però ha tutt’ altro titolo che quello che le dà il Doni. Innoltre il Doni ci rappresenta quest’ opera come non ancor pubblicata, e della Marfisa dell’ Aretino erano già seguite parecchie edizioni che dal conte Mazzucchelli si annoverano. Così qui ancora tutto è oscuro; e trattandosi di due solennissimi pazzi, quali furono l’Aretino e il Doni, non possiamo sperare di vedere sì facilmente sciolto l' enimma e spiegati i motivi della strana loro condotta. Il catalogo di tutte l’opere dell’ Aretino si può vedere esattissimo presso il conte Mazzucchelli. Le Commedie in prosa e molte delle Poesie da lui composte sarebbono men ricercate da alcuni, se fossero meno oscene. I sei tomi di Lettere da lui scritte, e i due di quelle d’uomini illustri scritte a lui stesso. e da lui