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TERZO I485 di Cdstiglià, questi persuase al Marineo (li ve,iir seco in Ispagna. Colà giunto, e stabilitosi in Salamanca, si unì col celebre Elio Antonio nebrissense, il quale tornato poco prima dall’Italia, nelle cui più illustri università avea studiato molti anni, teneva ivi pubblica scuola, e insieme con lui si diede a far risorgere l amena letteratura dalle tenebre e dallo squallore in cui era finallora giaciuta j per la qual cosa la Spagna fu debitrice di tale risorgimento a uno Spagnuolo venuto a tal fine in Italia, e qui fornitosi di quel sapere che sparse poscia fra’ suoi, e a un Italiano che a lui si congiunse in sì lodevole impresa. Rechiamo il passo del suddetto Alfonso Seguritano, perchè non si creda che ci vogliamo usurpare una gloria che dagli scrittori di quella nazione non vengaci conceduta: Quo adventante, dic egli del Marineo (ib. p. 3 io, ec.), quod possum vere dicere, tota Hispania jam tandem incipit splendescere. Nam per id temporis in Hispania, quae olim Latina lingua appellabatur, eo, et multis ante saeculis depravatis, in barbaram reciderai Jfanc resti tue re cupiens Lucius, simul et Hispaniam demereri, Salamanticae, quo se primum contulerat nostrum Nebrissensem, qui pcrpaucis ante annis ex Italia docte doctus lingua m Latin am reportarat, manu, ut ita dixerim, utraque effodiente, abstrusam, et pene perditarn, noe tu dieque et effodere, et eruere, et expurgare coadjuvans, cum Nebrissensis linguam Latinam reduxit Nam statim Institutiones Grammaticas composuit, breviores illas quidem, sed ad informandos pueros certe