Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/31

TERZO II83 nuovo, ma solo le Epistole famigliari di Cicerone. Or se il Landi oltre questi segni d’irreligione fosse stato reo d’apostasia e dal suo Ordine e dalla Chiesa, e se avesse pubblicati libri infetti d’eresia, l’Odone non avrebbe al certo lasciato di rimproverargli un tal delitto, di cui perciò, finchè non si adducano più certe pruove,. io credo che non si possa incolpare Ortensio. È certo però, ch ei fu uomo di religione assai dubbiosa, libero nelle sue opinioni più che a scrittor cattolico non convenga, e degno perciò, che le opere ne fossero dalla Chiesa proscritte. Ma rimettiamoci in sentiero. MI. La prima opera che il Landi desse alla luce prima di partir da Milano, furono i due Dialoghi intitolati Cicero relegatus, e Cicero revocatus, ch’egli suppone tenuti in Milano nel 1533. Nel primo finge ch essendo egli insieme con Giulio Quercente, ossia dalla Rovere, tornato da Bellinzona, ov erasi recato per villeggiare, a Milano per assistere a Filopono, cioè a Pomponio Trivulzi, gravemente infermo, nella camera di esso venissero a disputa egli, Girolamo e Antonio Seripandi, Marcantonio Caimo, Geremia Landi agostiniano, Cesare Casati, Gaudenzo Merula, Girolamo Garbagnani, Bassiano Landi, Pierantonio Ciocca, Ottaviano Osasco, Placido Sangri, Mario Galeotti e più altri uomini eruditi, e che dopo aver conteso tra loro, conchiusero concordemente di esiliar Cicerone pe’ gravi delitti da lui commessi, e per l’ ignoranza in cui era di tutte le scienze, e che somigliante pena