Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/282

'i43/f libro alla Fé trarci il a di Vincaia, di Milano, di Mantova, et di Ferrara, operetta di picciola mole, in cui assai superficialmente compendia la storia di quelle provincie. Ma non trovo riscontro che le importune richieste del Simeoni gli ottenessero da d Ferrante mercede alcuna. Nell'anno stesso ei riseppe che Pierluigi Farnese duca di Piacenza avea fatto a Pietro Aretino un regalo di 150 scudi; del che io ho documento nella copia della lettera che questi in ringraziamento gli scrisse a 6 di agosto. Più non vi volle, perchè il Simeoni scrivesse tosto al Farnese, a lui pure caldamente raccomandandosi: L atto Ducale, scrive egli nella sua lettera inedita de 17 di novembre dell’ anno stesso j et la liberalità usata verso un Pietro Aretino da V. E. è stata tale, che ella porge et porgerà materia a mille belli ingegni di celebrar diversamente il nome suo.... Che ciò ch io ho detto sia vero, ecco ch io ne mando un saggio all E. V. sperando, che mediante la sua liberalità et favore (senza l’uno et l’ altra de' quali difficilmente far posso) io habbia a condurre così lunga, rara, honorevole, e faticosa impresa, quale è il mettere tutta l Astrologia Giudiciaria in versi sciolti a felice fine, et consegnarla al nome suo. Se il compimento e la pubblica/.ion di quest’opera dipendeva dalla liberalità del Farnese, convien dire che il Simeoni non avesse la sorte di provarne gli effetti, poichè ella non ha mai veduta la luce. Egli di fatto, parendogli di essere non curato da’ principi italiani, dopo aver cambiato più volte soggiorno, si risolvette l’an 1547 di lasciar di nuovo l'Italia, e di