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TERZO I335 lai pregio le poesie del Contile, che oltre il volervi egli prefiggere gli argomenti, giunse a porlo in confronto al Petrarca, e a dargli la preferenza sopra tutti i poeti amorosi latini e greci; della qual sua opinione però non ha egli trovati seguaci. Se ne ha ancora in istampa un poemetto intitolato La Nice, ed egli accenna inoltre due egloghe, una intitolata L*Agiay che fu già recitata da D. Ippolita Gonzaga, l altra detta La Filli, da lui composta in gran fretta per la venuta a Milano nel 1562 del duca di Savoia Emanuel Filiberto, ma che non potè recitarsi per l’ affrettata partenza di quel sovrano (p. 350). Ma queste non trovo che sieno state stampate. Avea egli oltre ciò tradotto in versi italiani il libro XII della Eneide di Virgilio, aggiuntovi un discorso sopra esso (ivi, p 6); ma questo ancora non ha veduta la luce, come pure i Dialoghi cristiani ch’ egli inviò con sua lettera del al conte Giulio Boiardo (ivi, p. 62), che forse sono gli stessi che que’ Conviti spirituali, de quali ringrazialo con una sua lettera Claudio Tolomei (Lett, volg. Ven. 1564, p 18), lodando l’opera, ma biasimandone alquanto lo stile; e un dialogo dell’ Imitazione, ch’ egli stava scrivendo nel 1561 (Lett. p. 29 G). Tre commedie in prosa da lui composte furono pubblicate in Milano nel 1550, intitolate la Pescara, alla quale prima avea dato il titolo cCAmicizia, la Cesarea Gonzaga e la Trinozia (V. Zeno, Note al Fontan. t. 2, p. 374 375). L'onore ch egli ebbe, di essere un de’ primi accademici Affidati, lo indusse a comporre il